Sono reduce da una serie, ormai infinita, di cappotti e devo dire che, nonostante tutto, ho imparato tante cose ma questo deve essere l’ anno zero per il mio surfcasting. Ho provato molteplici emozioni, negative e positive. I cappotti a volte fanno veramente male, ma poi si pensa alla battuta successiva e l’entusiasmo sale di nuovo alle stelle, per poi ricadere se ci si ritrova a cappottare ancora.
Questa altalena di emozioni mi ha tolto parecchia lucidità. Quando ci si incaponisce in qualcosa, spesso si commettono errori gravi, che a mente lucida non si sarebbero mai fatti. Ho sbagliato postazioni di pesca, momenti, condizioni e soprattutto non ho seguito le mie sensazioni, che spesso in passato si sono rilevate vincenti. Mea culpa! Ora è l’anno zero per il mio surfcasting
Da cosa è dipeso questo totale stordimento? Solo per la frenesia di catturare la spigola da sogno? Mi sono posto tante domande e alla fine sono giunto ad una conclusione: anno zero!
Si riparte da capo. Ho svuotato la mia mente da tutte le nozioni che ho sentito e letto sul surfcasting. Il “sentito dire” non aiuta, i tecnicismi non aiutano. Se pensiamo che nel surf, lo snodo fisso piuttosto che quello incollato o che il tipo di esca proposta sui nostri ami possa fare la differenza, beh ci si sbaglia. Il pesce non è un pozzo di scienza, non legge Sigmund Freud. Sa fare solo due cose nella vita, riprodursi e mangiare. Queste due cose le sa fare bene però e una volta entrati nella loro ottica, tutto diventa più facile.
Ora la cosa complessa da capire, è il dove e il quando andare a pesca. Parliamoci chiaro, ti sarà capitato almeno una volta di esserti ritrovato in uno momento di frenesia alimentare dei pinnuti, dove le mangiate erano violente e costanti? Bene, in quel momento il pesce divora tutto quello che trova e non bada a cosa ci sia sull’amo. Con il mare mosso, funziona così.
Se un pesce si trova difronte un boccone e quello potrebbe essere l’unico apporto proteico della giornata, non va a vedere se è una strisciolina di calamaro, un cannolicchio o un americano. Noi fortunatamente, non ci troviamo a patire la fame, ma con molta probabilità assumeremo lo stesso comportamento dei pesci. La selezione si fa quando il cibo è in abbondanza, ma nelle mareggiate dove tutto corre veloce, questa opportunità non c’è.
Partendo da questo presupposto, bisogna imparare a comprendere dal più profondo il mare e tutto quello che ci gira intorno. L’esperienza nasce anche dai cappotti, ma cerchiamo di non indurli noi dal principio. Andare a pesca quando c’è all’orizzonte uno scivolone sicuro, non ti aiuta ma ti confonde.
Da oggi la mia linea di pensiero è cambiata, non so che risultati avrò ma ho iniziato a guardare il tutto da un punto di vista diverso. Basta parlare di sfortuna, da ora si fa sul serio. Il surfcasting è una scienza e come tale va studiata e approfondita, una reazione chimica non avviene per fortuna o sfortuna, esattamente come l’attività dei pinnuti, per questo è l’anno zero. Gli esperimenti ci conducono a scoprire gli elementi che servono per ricreare una reazione chimica come le battute di surf servono per trovare gli elementi utili per ricreare una pescata vincente.
ottimo