Sono reduce da un intenso albeggio nell’insegna del surfcasting alla ricerca del pesce. La spiaggia è quella di Marina di San Nicola. Bottino della giornata? Un micro sarago catturato dal mio compagno di avventura. Forse qualcuno mi dirà che il surf non da risultati o che il pesce non c’è più, ma continuo a credere che tutto dipenda dal “quando” e il “dove“.
L’alba
Parto subito dal presupposto più importante, non ero convinto al 100% del “quando“, ma per necessità, sabato era l’unico giorno in cui sarei potuto andare a pesca. Le condizioni meteo-marine non erano malvagissime, c’era un bel mare montante di scirocco. Il vento previsto all’alba era di 7 nodi di velocità media e 15 nodi di raffiche. Per quanto il mare montante non sia il top per pescare, ho pensato che qualche sarago o spigola sarebbero potuti uscire comunque. Per questo ho optato per Marina di San Nicola, dove ci sono parecchi scogli, soprattutto vicino al castello, e questi creano dei presupposti per trovare delle prede stanziali, pronte a sopraggiungere prima rispetto agli altri pinnuti provenienti dai pascoli più esterni (o almeno questa è una mia teoria, ancora non testata). Sta di fatto che alle 6 del mattino ero già sulla riva.
La preparazione
Appena arrivato, monto subito la mia Anyfish Anywhere, con un bel pater noster alla ricerca del sarago. Il mare schiuma parecchio sotto, e alcune strisce bianche si iniziano ad intravedere nei pressi della seconda secca. Il primo punto in cui mi fermo è un posto rinomato qui, ma non sono convinto di pescare in quel punto. Non c’è alcun canalone, ne alcuna buca. Si può provare a lanciare oltre il primo frangente che si trova a circa 40 metri dalla riva, ma a sensazione non mi sembra essere un granché.
Il vento di scirocco si fa sentire, ma rispetto ad altre pescate, mi sembra una leggera brezza. La voglia di lanciare le esche si fa sentire, è tutto pronto. Si aprono le danze.
Dal primo lancio, mi rende conto che qualcosa non va. La canna si è messa subito in tiro, ancor prima che recuperassi qualche metro di filo. Ci sono le alghe. La prima imprecazione mattutina arriva presto. Evidentemente c’è un accumulo di alghe depositato sul fondo. La cosa positiva è che non sembra essere sporcizia portata dalla mareggiata attuale, difatti le onde sono belle limpide e non si intravede alcuna alga. Sta di fatto che ho deciso di spostarmi un po’ verso sinistra, ma anche la nuova postazione non mi convince.
Surfcasting alla ricerca del pesce: il canalone
Inizio a guardarmi intorno, e ad un centinaio di metri noto una punta molto marcata e subito dopo il mare sembra entrare parecchio nella spiaggia. Bene, quel punto si che mi piace. Prendo tutte le mie cose e inizio a camminare. E’ stata una bella scarpinata, ma penso che ne sia valsa la pena. Una canalone nel sotto riva si apre difronte a me, sembra essere profondo e sembra essere ottimo per insidiare la regina dei mari.
Alla mia destra ci sono alcune onde che si frangono sulla secca, la schiuma avanza e ricopre il canalone e questa volta sono convinto di aver trovato un ottimo punto per pescare. Il mare ha scavato un bel solco e si è creato un grande dislivello tra la riva e il mare. Non so come spiegarlo, ma è come se mi trovassi a pescare a un metro sopra il livello del mare. Ora bisogna vedere se è anche prolifico questo punto. Lancio subito la canna e preparo anche l’altra. Un short rovesciato è pronto a scendere in campo.
Surfcastinca alla ricerca del pesce: lo short rovesciato
L’adrenalina sale insieme al vento. Continuo a guardare i cimini delle canne in attesa che qualcosa le scuoti. Sono eccitato, convinto che da un momento all’altro arrivi il mio di momento. Essendo ripartito da zero, anche la cattura di qualche pesce, anche di dimensioni non eccessive, sarebbe una grande soddisfazione. Consapevolizzare di aver fatto le scelte giuste, sarebbe un grande passo verso il futuro.
Il tempo passa, ma di tocche ancora nessuna. Mi chiedo da cosa dipenda. Certo, la pesca di giorno non è il top. Qualcuno afferma che sia buono lo stesso, ma per esperienza, una volta fatto giorno, le opportunità di vedere il pesce diventano veramente ridotte. Proprio per questo decido di spostarmi ancora. Infondo, se ci fosse stato qualche pesce avrebbe già mangiato di sicuro.
Surfcasting alla ricerca del pesce: la buca
La nuova postazione è affascinante. C’è una buca veramente enorme tra due secche parallele. Credo che nonostante sia vicino la riva, ci saranno almeno 150 cm di profondità. Mi sembra anche questo un buono posto per cercare la spigola e il sarago. Lancio una canna nella buca per la regina e una a ridosso delle secca alla ricerca dello sparide. Sembra veramente tutto perfetto, se non fosse che all’appello mancano sempre loro: i pesci.
Attraverso una telefonata mi giunge voce che il mio amico, a qualche centinaia di metri da me, ha catturato un sarago da rilascio. Per un attimo mi sono galvanizzato di nuovo, ma non oggi non c’è proprio trippa per gatti. La pescata è terminata con un bel cappotto, ma comunque ho imparato diverse cose. Innanzitutto, ho capito che in queste condizioni Marina di San Nicola non è prolifica e questo è già un punto a mio favore. Ho capito anche che con un po’ di impegno, il “dove” riesco anche a trovarlo.
L’epilogo
Qualcuno mi potrebbe dire che non ho catturato niente e che quel “dove” non era un buon punto, ma io sono convinto che se il “quando” fosse stato giusto, qualche pesce l’avrei catturato al 100%. Ho capito che so distinguere perfettamente una buca o un canalone quando li ho difronte e so anche che non ti puoi proprio sbagliare.
Continuerò a battermi questa spiaggia, cercando di trovare il “quando” giusto, perché una volta trovato quello, tutto sarà più semplice. La caccia continua…